Carmela

"Bastardo!

Non dici niente? Fai la vittima adesso?

Guarda che non mi fai compassione, con me non attacca.

Sei falso come Giuda. Lo sei sempre stato, da quando t'ho conosciuto.

Solo che allora ero troppo giovane e troppo innamorata per accorgermene.

Ti sei dimenticato com'ero, vero?

Ero bella come un fiore. Quando passavo con le amiche per le vie del paese i giovanotti non avevano occhi che per me. Mi facevano la corte. Mi cantavano le serenate sotto la finestra. Mi mettevano i bigliettini nei vestiti?

"Come sei bella Carmela - mi dicevano - fortunato chi ti prende."

Ma io non ci badavo. Io volevo di più. Quei ragazzini cacasotto non facevano per me.

Io volevo te! Il bel tenebroso che le cagnette in calore del paese si contendevano. Il grande consolatore che se la faceva con tutte le vedove del circondario.

Mia madre me lo diceva. Santa donna, mia madre. Perchè non l'ho ascoltata!

"Carmela, quel giovane non mi piace. Cercatene un altro. Quello ti farà patire. Pensaci figlia mia. Ti farà patire!"

Ma io non l'ho ascoltata. Che stupida sono stata! Stupida, stupida, stupida..

E anche mio padre. Lui da quando ci siamo sposati non ha più detto una parola. In paese erano convinti che fosse diventato muto.

Ma non era muto, mio padre. Era solo che aveva perso la voglia di parlare. E poi è morto.

Carogna, nemmeno al funerale sei venuto.

"Ho da fare -  hai detto - sono molto occupato."

Si, occupato a scopare qualche vedova assatanata.

Te lo ricordi vero? Almeno riconoscilo!

Bastardo!

 

Non parli? Hai perso la parola?... Niente. L'uomo superiore non parla. Che non gli si secchi la gola.

Allora parlo io.

Come stanno le tue vedove, uomo superiore? Ce l'hai fatta a soddisfarle tutte? Certo che deve essere stato un bel sacrificio! Dovrebbero darti una medaglia.

Ti ricordi che mi dicevi?

"Carità cristiana - mi dicevi, bastardo - quelle donne non hanno più nessuno. Anche don Gino me lo dice spesso: "Fai bene, Salvatore. Compi un'opera buona."

Don Gino, buono quello, un puttaniere come lui...

In paese ero sulla bocca di tutti. Dicevano che c'erano più corna sul mio capo che in un corbello di chiocciole. Di tutte, me ne dicevano.

Ed io zitta, poverina! Le ingozzavo tutte senza fiatare.

"Pettegolezzi di comari - mi dicevi - Quisquilie. Non ci badare."

E come facevo? Anche a casa me le portavi, le troie. Come facevo a non badarci?

"Carmela, voglio farti conoscere una cara amica. Ti piacerà. Preparaci un caffè di quello buono."

Ed io di corsa a servirvi in cucina mentre voi pigolavate sul sofà.

"Carmela, ti presento Linda, una turista inglese. Che ne dici se per stanotte la facciamo dormire qui con noi? Poverina, è così stanca!"

Ed io di corsa a preparare la camera. Tutto facevo per te, per amor tuo.

 

Ma basta. Non voglio parlare solo io.

Parla tu adesso. Com'è che oggi non parli? Non hai niente da dire?

Su carino, parla, parla..

Dillo ancora a questa donnetta. Dille ancora che le vuoi tanto bene, e che non hai che lei.

"Topolina mia " mi chiamavi. Te lo ricordi?

Ed io che ti volevo tanto bene, ti perdonavo tutto. Pendevo dalle tue labbra.

Amore, amore, amore...ti chiamavo.

Bastardo schifoso, te lo sei dimenticato?

E le tue puttane come le chiamavi? "Puttanona mia? "

Ma si, è meglio che te ne stai zitto. Meno parli e meno stronzate dici.

Povera Carmela, quante ne ha dovute subire!

Ma lassù qualcuno ha avuto pietà di lei e ha posto fine al suo calvario.

Finalmente sono riuscita a riportarti sulla retta via, a convincerti a comportarti bene. E' stata dura, ma ci sono riuscita. Ora non c'è più motivo di discutere e recriminare.

No, non dire nulla. Lo so che sei pentito, che ti dispiace, che d'ora in avanti sarai un marito perfetto. Lo so, lo so. Non mi dire nulla.

Io sono ancora la tua topolina, che credi? E tu ancora il mio topone gigio.

E poi, ora che mi sono sfogata e che sono sicura che tu righerai dritto, te lo posso dire. Io ti voglio bene come il primo giorno. Le tue vedove e le tue puttane per me non esistono più.

D'ora in avanti sarai soltanto mio.

Amore, amore, amore, soltanto mio.

Ma devo farti una piccola confessione. Non voglio che d'ora in avanti la più piccola nube offuschi il nostro cielo. D'ora in avanti dobbiamo dirci tutto.

Una volta ti ho mentito. Si, lo riconosco. Una piccola bugia.

Ti ricordi? Mi dicesti "Carmela questo caffè ha uno strano sapore."

Ed io "Ma che dici marito mio? E' il solito caffè che la tua mogliettina ti ha preparato con tanto amore."

Ebbene, quella volta ti ho mentito. Avevi ragione tu. Non era il solito caffè"

 

Carmela si guardò ntorno. Si stava facendo tardi.

Si alzò distendendosi lentamente come le membra indolenzite esigevano, ripiegò la seggiolina che si portava sempre dietro e se ne stette qualche attimo in silenzio davanti a lui.

Era proprio un bell'uomo, il suo Salvatore, con quel sorriso un po' strafottente che l'aveva fatta innamorare.

Gli mandò un bacio sulla punta delle dita, e un sospiro.

Si asciugò una lacrima per occhio con la punta del fazzolettino. Infine si voltò e all'ombra dei cipressi, si avviò verso casa.

 

inizio pagina